La storia di Paolo: intervista ad un cittadino attivo
Paolo, cittadino attivo nell’associazione RetakeRoma, intervistato ai microfoni di SPQRdaily
Lotta al degrado urbano ed ambientale; stimolo e promozione di politiche attive capaci di spingere la cittadinanza a prendersi cura del proprio territorio e alle istituzioni di dedicare maggiore attenzione alla salvaguardia della città. Su questi temi SPQRdaily ha incontrato Paolo, cittadino molto attivo nel quartiere romano di Monteverde e membro della nota associazione RetakeRoma.
Si tratta, infatti, della più diffusa realtà associativa impegnata attivamente nella cura dei beni comuni. RetakeRoma è un movimento spontaneo di cittadini, no-profit e apartitico, che promuove la bellezza, la vivibilità e la rigenerazione urbana di Roma; incoraggiando la diffusione del senso civico e la responsabilità di ogni cittadino nel contribuire alla crescita civile ed economica della città di Roma. Una splendida realtà, dunque, che opera tramite un insieme di eventi di mobilitazione civica, progetti educativi e collaborazioni pubblico-privati: coinvolgendo nel rispetto e nella tutela della città tutte le componenti del contesto sociale, nella cornice del principio di sussidiarietà orizzontale.
Lo stesso Paolo, d’altronde, non è nuovo a queste iniziative. Non passa infatti inosservata la sua dedizione per la cura dell’ambiente e il suo amore spontaneo e genuino per la città di Roma. Nato e cresciuto proprio nella Capitale, nel quartiere Monteverde Vecchio precisamente, Paolo ha nel proprio bagaglio una laurea in Economia e una grande passione per la fotografia. Nonostante i tanti impegni, personali e familiari, l’amore per la città e per Monteverde lo spinge a trovare del tempo per prendersi cura dei luoghi in cui vive e, tramite questo suo impegno, con Retake testimonia ogni giorno l’importanza di dedicarsi ai problemi e alla cura cura dei bei comuni, al contrasto al vandalismo e alla promozione di comportamenti virtuosi per tutto ciò che ci circonda, come ad esempio l’ambiente, favorendo la riduzione dei rifiuti, il loro riuso e riciclo.
1) Ti è mai capitato di non voler togliere un adesivo o non pulire un muro perché c’era scritto qualcosa che ti colpiva?
Sì mi è capitato, più di una volta. Anzi direi spesso. A volte sono solo adesivi pubblicitari o scritte fatte per imbrattare e basta, e quindi non ho dubbi sul da farsi. Ma non riesco a togliere – o almeno non subito – quando mi capitano manifestini affissi per la ricerca di qualcuno o qualcosa. Ad esempio qualche persona scomparsa, o animale domestico che non si ritrova (o persino, ricordo, un manifestino per la ricerca di un orsacchiotto di un bambino, che l’aveva perso per strada e che non si riusciva a ritrovare), oppure le commemorazioni “in memoria di” (ad esempio per una persona deceduta in quel punto della strada). Diverso è il discorso delle scritte: quasi sempre nel mio quartiere non si tratta di murales autorizzati o opere di street art legali (salvo ad esempio alcune serrande artistiche commissionate, o dipinte ad hoc dai proprietari) ma sono tag, scritte vandaliche di tipo calcistico o politico, ecc. e quindi vanno semplicemente rimosse, che ne condivida o meno il contenuto.
2) Metti caso tu fossi dall’altra parte: che scritta attaccheresti per far sorridere qualcuno?
Nessuna. Credo che qualsiasi sia l’intento positivo di chi scrive o attacca su beni altrui o beni comuni venga vanificato dal mezzo che si usa per farlo. Come posso far ridere o comunicare un messaggio positivo agli altri se per farlo commetto una illegalità? Se voglio far sorridere qualcuno ci posso anche riuscire con una vignetta o una frase, ma se l’attacco da qualche parte che non sia di mia proprietà… chi osserva da un lato vorrebbe ridere per il contenuto di ciò che vede ma dall’altro direbbe: bravo cretino, per farmi ridere hai imbrattato ciò che non è tuo … e la risata svanirebbe lasciando un senso di rabbia, di ingiustizia, di prepotenza.
3) Il Comune di Roma riconosce in parte il vostro lavoro?
Dipende che si intente con la parola “riconoscere”. E’ innegabile che il Comune sia a conoscenza di ciò che Retake fa, e lo apprezzi anche pubblicamente: dal semplice grazie alla concessione di patrocini, da varie collaborazioni sia formalizzate in accordi (con Ama, con il Dipartimento Ambiente, con i NAD, ecc. ecc.) sia non formalizzate alla presenza di istituzioni come il Sindaco ad alcuni nostri eventi più rilevanti … Non si può dire insomma che il Comune non “riconosca” l’operato Retake. Ma è evidente che il riconoscimento potrebbe essere anche su altri piani, e soprattutto non solo da parte del Comune – che non può tutto – ma anche in altri ambiti istituzionali, in quanto spesso molte delle problematiche per le quali ci impegniamo non possono essere risolte solo dal Comune se non c’è collaborazione da parte anche di altri “attori”. Tra l’altro è questo il principale motivo per cui molti obiettivi di Retake ad oggi restano ancora un traguardo da raggiungere.