Perché la riforma sanitaria (pubblica) dovrebbe puntare (anche) sui privati

Condividi

Riformare il sistema sanitario partendo da chi, in questo ultimo anno e mezzo, ha scongiurato il collasso del sistema pubblico, continuando a fornire agli assistiti cure e sostegno in piena emergenza: è quanto suggerisce, in una nota, l’A.N.D.I.A.R., l’Associazione nazionale di diagnostica per immagini dell’area radiologica, realtà affiliata alla CIU-Unionquadri Confederazione presente al CNEL, che associa le strutture ambulatoriali private e accreditate con il Sistema Sanitario Nazionale, operanti nella radiodiagnostica.

Con oltre 5.400 ambulatori privati (contro meno di 4.000 pubblici) la sanità privata, se opportunamente valorizzata, potrebbe risultare un valido alleato per realizzare gli ambiziosi obiettivi proposti a Bruxelles e contenuti nel Piano Nazionale di Ripartenza e Resilienza. In particolare, con un esercito di 1.650 strutture radiologiche private accreditate presenti sull’intero territorio nazionale, tali ambulatori rappresentati dall’Andiar si candidano ad assumere un ruolo da protagonista all’interno delle future scelte che il Governo dovrà assumere nell’ambito degli investimenti del PNRR.

Al capitolo Sanità il Piano di ripresa, nello specifico, prevede la realizzazione entro i prossimi cinque anni di 1.288 Case della Comunità, ovvero un unico punto di accesso alle prestazioni sanitarie, un luogo fisico in cui opererà un team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri, medici specialistici, infermieri, assistenti sociali e altri professionisti della salute. Ulteriore sfida dell’esecutivo guidato da Mario Draghi sarà poi l’ammodernamento del parco tecnologico ospedaliero, mediante l’acquisto di più di 3.000 nuovi grandi apparecchiature ad alto contenuto innovativo (TAC, risonanze magnetiche, angiografi, ecc…), in sostituzione di quelle ospedaliere ormai obsolete e con molti anni alle spalle. Per realizzare tutto ciò sono stati previsti investimenti per circa 16 miliardi di euro.

Visti i tempi stretti di realizzazione (e rendicontazione) dei progetti, da più parti si è affacciata l’ipotesi, discussa negli ultimi mesi, di un’alleanza pubblico-privato, con un Servizio Sanitario Nazionale pronto a ad aprire al mondo sanitario privato. Proprio in relazione a tale opportunità, l’Andiar sottolinea come grazie alla propria approfondita presenza sul territorio, le strutture radiologiche costituiscano oggi quella rete di centri di prossimità al cittadino immaginata dal Piano Nazionale di Ripartenza e Resilienza.

Grazie proprio alla presenza degli studi radiologici, tali strutture ambulatoriali accreditate (che, per rimanere tali, devono rispettare rigorosi standard di qualità dettati dalle regioni) si propongono di contribuire alla riuscita dell’attività delle Case e degli Ospedali di Comunità. Un sistema così pensato offre (al momento però solo sulla carta) vantaggi per cittadini e istituzioni: le strutture ambulatoriali radiologiche esterne, infatti, qualora fossero – come proposto e auspicato dall’Andir – ricomprese in questo progetto, potranno garantire una reale e cospicua scrematura della domanda di prestazioni sanitarie radiologiche, sgravando in tal modo tutte le strutture pubbliche della gran parte di prestazioni esterne, consentendo loro di concentrarsi e fornire la migliore qualità di cura in tempi quanto più rapidi nei confronti degli pazienti ospedalizzati. La solidità della proposta è testimoniata dai numeri: oggi gli ambulatori radiologici privati accreditati erogano oltre 56 milioni di prestazioni ogni anno, impiegando circa 17 mila lavoratori.

Ancora, puntando sui laboratori radiologici, sarà possibile generare un cospicuo risparmio per le casse pubbliche (la prestazione resa all’interno del sistema privato accreditato, infatti, ha un costo nettamente inferiore alla stessa effettuata all’interno della struttura pubblica), maggiore soddisfazione dell’utenza (per l’abbattimento delle liste di attesa) e attrezzature sempre all’avanguardia, aspetto quest’ultimo da tenere in particolare considerazione tenuto conto dell’età media dei macchinari diagnostici in dotazione al servizio nazionale, piuttosto longevi rispetto ai medesimi equipaggiamenti detenuti dai centri privati.

Alla vigilia di una nuova epocale riforma del Sistema Sanitario nazionale, gli associati dell’Andiar propongono alle parti politiche e a tutte le forze di Governo di ricomprendere tali strutture nel nuovo sistema di sanità territoriale di prossima creazione, supportando con una propria rete le costituende case e ospedali di comunità. Sicuri che soltanto unendo le forze, pubblico e privato, la sanità che verrà potrà essere pronta ad affrontare (e vincere) le sfide future.

Foto di Daniel Alvarez da Pixabay

Redazione
Author: Redazione