La prima immagine di Roma. Dobbiamo fare di più!
E’ la prima immagine che Roma dà di se stessa a tutti coloro che arrivano in città in treno.
Parliamo di migliaia di persone al giorno che raggiungono la città eterna e che forse non si aspettano di trovare una tale condizione proprio in un luogo simbolo.
E’ un po’ come se fosse la hall di un albergo di lusso le cui stelle cadono una dopo l’altra scontrandosi con la realtà. Ebbene per tutti coloro che arrivano a Roma la prima cartolina della Capitale è un’enorme recinzione arancione, da anni ormai rinominata “pollaio”.
Questa recinzione, che di se stessa fa già notare di essere un reperto storico dimostrato dagli strati neri di inquinamento e il decadimento evidente, è ormai da anni a “protezione” di una pensilina che, a seguito di un crollo di un grosso ramo di pino, sta lentamente collassando su se stessa.
Succede così che il Corpo di Polizia Locale ordina il transennamento di questa area, in tempi normali destinata ad ospitare il capolinea dell’autobus 40, la linea più utilizzata dai turisti per raggiungere comodamente la Basilica di San Pietro e i Musei Vaticani.
Come però spesso accade a Roma quella recinzione, che avrebbe dovuto essere una protezione temporanea, è diventata il simbolo del decadimento della Capitale.
Che, in gran forma, vuole mostrarsi subito per quella che è. Con tanto di asfalto a pezzi.
Non solo però. Intorno alla più grande stazione d’Europa, uscendo sul lato di via Giolitti, ci si imbatte in un rudere: un vecchio palazzo lasciato morire con al di sotto una serie infinita di vecchie insegne e vecchi negozi. Vecchi però non nel senso di antichi, bensì di trasandati. Questo non lascia scampo alla consueta presenza della spazzatura, talvolta anche incastonata nei cestini delle biciclette abbandonate o rubate. Non basta però. Tutto questo lato di uscita dalla stazione centrale prevede anche la costante presenza di bancarelle di dubbia provenienza, le doppie file di macchine, i tassisti abusivi, la vendita di prodotti illegali a ogni angolo della strada.
Ovviamente il tutto condito da una massiccia presenza di scritte vandaliche a distruggere qualsiasi palazzo si trovi da queste parti. Ivi incluse le colonne dello storico porticato di piazzale dei Cinquecento.
Una sorta di Torino in versione ridotta. Spostandoci poi sul versante opposto della stazione, quello orientale che si affaccia su via Marsala possiamo subito notare quale sarà il tema dominante: l’accattonaggio. I “nonsolo però” anche qui si sprecano. La fila dei taxi (beati coloro che li trovano quando c’è una partita di calcio nella Capitale) non si capisce quale direzione prenda. E’ tutto talmente bene indicato che nessuno lo capisce e così quello che in una città normale sarebbe (o parrebbe) una fila qui si trasforma in una caccia al taxi. Della lotta fra il più furbo e il più corretto. Il tutto condito da una illuminazione che definire scarsa è dir poco. Qui il processo di risparmio energetico è in atto da anni, all’avanguardia. C’è però una cosa che non possiamo citare. Semplicemente perchè qui non ce n’è neanche l’ombra: la presenza di una pattuglia dei vigili urbani. I grandi assenti sono proprio coloro che dovrebbero essere i più presenti. In primis per snellire il traffico impazzito di coloro che, ignorando la presenza del comodo kiss & ride, utilizzano le carreggiate per aspettare parenti e amici. E con loro aspettano tutti coloro che sono dietro la macchina dell’attendista di turno.
Tutto questo senza considerare il costante odore di urina che ti accompagna una volta messo piede a Roma. Ci vorrebbe un rimedio. Anzi, ne servirebbero diversi. Ma proviamo a estrarne un elenco che proviene dalla testa di chi ha scritto questo articolo. Una pattuglia dei vigili urbani 24 ore su 24. Una illuminazione che faccia percepire un livello di sicurezza quantomeno dignitoso. Una pulizia costante di tutta l’area che costeggia la stazione. Un ripristino immediato della pensilina che ha aperto questo articolo di cronaca romana. E infine, ma non per ultimo, una cosa che forse nessuno ha ancora incredibilmente pensato e progettato: le insegne turistiche.
Neanche una oggi è presente in tutta l’area della stazione Termini.
Sperare? Si può.
Giorgio Carra
Foto originale: Giorgio Carra