La forza della tradizione: intervista ad Antonella Gioacchini
Antonella Gioacchini, proprietaria della storica merceria a Piazza San Giovanni di Dio, intervistata dalla nostra redazione
SPQRdaily ha incontrato Antonella Gioacchini, nipote di una famosa sarta di Monteverde e proprietaria di Green Apple; la storica merceria che si trova a Piazza San Giovanni di Dio. Il suo buonumore e la sua forza d’animo sono stati elementi essenziali per superare la crisi scatenata dall’emergenza Covid. Antonella ha raccontato ai nostri microfoni com’è cambiata la sua vita personale e lavorativa in questo difficile periodo.
Quando e come è nata la tua attività?
Io sono la nipote della “matriarca” di questa ditta che sta qui dal 1958; quando Monteverde ancora era un “accumulo” di verde. A 18 anni, non mi andava più di studiare e sono venuta in negozio, mi sono infiltrata e alla fine mi ci sono trovata dentro per forza e per passione.
E’ un’attività di famiglia; quindi porto avanti una tradizione iniziata con mia nonna Egle e che va avanti da due generazioni.
Mia nonna era una grande sarta qui a Monteverde; ha fatto molti vestiti da sposa e perciò ha trasmesso la sua passione in questa attività che ha avviato. Inizialmente riparava abbigliamento, accorciava orli e cose del genere e poi piano piano ha cominciato a vendere ed il negozio è diventato molto conosciuto in zona. Mia nonna Egle era molto buona, la conoscevano soprattutto per la sua pazienza e gentilezza. Parliamo di vecchi tempi, non c’era neanche il mercato di Piazza San Giovanni di Dio. Forse si viveva anche meglio, chissà.
Come è cambiato il tuo modo di lavorare durante la pandemia (ormai in corso da quasi un anno)?
Che soluzioni hai adottato per combattere la crisi (es. e-commerce, consegna a domicilio o altro)?
Se parliamo di vendite, c’è stato un grosso calo quando siamo stati chiusi perché ovviamente non si è guadagnato; ma le spese fisse e quindi i pagamenti ci sono sempre stati. Ci siamo rivolti alla banca che ci ha aiutato, ma nulla è gratis e tutto sarà da restituire con gli interessi. Ho avuto problemi di tipo burocratico ma soprattutto economici. Si erano accumulate tutte le scadenze, pagare le tasse, pagare i fornitori. Quando ho riaperto è stato un sollievo e piano piano mi sto riprendendo, anche se ad oggi il lavoro è fatto da alti e bassi.
Non avevo previsto consegne a domicilio, ma è capitato che alcune persone anziane non ce la facevano a venire e come cortesia prima di rientrare a casa mia, passavo da loro a portare l’ordine; ma si è trattato di clienti fisse e affezionate ormai da anni. Alcuni clienti sono impaurite dalle notizie dei telegiornali, numeri di contagi che salgono; altri con i guanti non toccano neanche la maniglia della porta d’ingresso o vogliono che tocchi il loro bancomat! Altri invece devo riprenderli chiedendo di non entrare tutti insieme e di igienizzarsi le mani all’ingresso. Qui è tutto a norma, ho messo tutti i presidi anti-Covid richiesti: come igienizzante, cartelli e segnaletica.
I sussidi proposti dal Governo vi hanno aiutato o sono stati dei meri palliativi?
Mi hanno aiutato ma è stata un’arma a doppio taglio: se lo Stato voleva aiutarci, doveva farlo a tasso zero. Inoltre penso che un aiuto più adeguato sarebbe stato eliminare le tasse dei mesi dove abbiamo subito la chiusura forzata. Ad esempio io avevo Equitalia, INPS e altre cose da pagare.
Anche a livello di tempistiche sono riuscita, come si dice a Roma, “pelo pelo”. Appena ho riaperto, ho dovuto fare tutta la richiesta perché i soldi te li danno dopo tutte le scartoffie da presentare, ci ha pensato il CAF tramite l’ISEE e gli aiuti vengono erogati in base al reddito. Ho cercato di pagare subito i debiti ma è stata dura. In famiglia non sono la sola a lavorare e devo ringraziare questo fatto perché così non mi mancava niente.
A livello più territoriale, l’amministrazione locale del Municipio XII ti è stata vicino?
Hanno fatto qualcosa concretamente o vi siete sentiti un po’ abbandonati?
Io sono sempre stata sola, nessuno mi ha aiutato. Nessuno che si è sprecato a chiedere se avessi bisogno di qualcosa. Figurati perciò iniziative di quartiere o simili. Qui non si è visto assolutamente nulla.
Che prospettive hai per il futuro se la situazione dovesse continuare ancora per qualche mese?
Spero che nei prossimi mesi ci sia un miglioramento. Per me andrebbe bene anche avere un calendario di aperture a singhiozzo; purché sia chiaro e comunicato per tempo.
Soprattutto spero che la normativa sia chiara. Ti dico questo perché sotto le feste natalizie, con i colori (rosso e arancione) che cambiavano da un giorno all’altro, non si capiva niente. Come prevedeva il DPCM in vigore, ho chiuso il negozio il giorno (rosso) della vigilia di Natale, ma solo successivamente ho scoperto che il mio settore era aperto e continuando ad indagare su internet, sul Sole 24ore, ho finalmente appreso che i negozi di igiene personale, quindi anche il mio di biancheria intima, potevano rimanere aperti e così la vigilia di Capodanno ho aperto il negozio. Ho perso una giornata di lavoro.
Mi dispiace per chi non può lavorare, bar e ristoranti, ma anche il mio settore è in crisi, si vive giorno per giorno, cercando di seguire le indicazioni del Governo. Bisogna seguire le regole ma soprattutto per capirle, bisogna che siano spiegate meglio!
Ringraziandoti del tuo tempo ti chiedo un’ultima battuta, un appello che senti di dover fare al nostro pubblico.
Grazie a voi, per ora siete gli unici che mi hanno chiamata e intervistata, chiedendo come stavo e come andava l’attività.
Agli altri commercianti mi sento di dire di non mollare, soprattutto alla mia categoria, di cercare di mantenere un equilibrio tra sicurezza e sopravvivenza; oltre che di informarsi sempre e cercare di prendere ogni aiuto possibile. Parlate con i fornitori per trovare un accordo sui pagamenti, perché l’economia è una catena, se non ci aiutiamo perdiamo tutti.
Spero che lo Stato si dia da fare e provveda alle nostre richieste di aiuto, fatte soprattutto tramite i Caf. Forza e coraggio!
Fonte Immagine: Redazione SPQRdaily